L’unità operativa complessa di patologia vascolare, comprende due aree, una medica diretta dal dott. Carlo Bonvicini, ed una chirurgica diretta dal dott. Giancarlo Bisetto.
L’Area Medica comprende anche un’Area Diagnostica che dispone di strumenti di ultima generazione per l’effettuazione di ecocolordoppler degli arti inferiori e dei tronchi sovraortici, angio-TAC, angio-RM e angiografie tradizionali. L’attività dell’area chirurgica vascolare si divide a sua volta in due ambiti: uno rientra nella Day Surgery e si occupa di chirurgia flebologica, l’altro rientra nel regime ordinario – cioè con ricovero – e comprende la chirurgia arteriosa (per tutte le patologie vascolari) e la vulnologia (per le ulcere e il piede diabetico).
Chirurgia flebologica
La chirurgia flebologica si occupa delle patologie venose, con particolare riferimento a quelle che sono a carico degli arti inferiori come le varici e le teleangectasie. Le varici sono dilatazioni permanenti di una vena rilevabili come nodosità sulla superficie della pelle; normalmente riguardano le vene superficiali più grandi delle gambe: grande safena, che va dalla caviglia all’inguine passando per il lato interno della gamba, e piccola safena, che risale il polpaccio dalla caviglia fino al cavo popliteo (la piega del ginocchio). Le teleangectasie sono simili alle vene varicose ma riguardano i capillari che, dilatandosi, diventano visibili attraverso la cute assumendo l’aspetto di una ragnatela bluastra.
Vene varicose e teleangectasie sono entrambe espressione dell’insufficienza venosa degli arti inferiori, patologia dovuta in primo luogo all’indebolimento della parete interna delle vene e alla perdita di tenuta delle valvole che normalmente impediscono il reflusso del sangue verso il basso. Vengono di norma trattate in regime ambulatoriale o di day surgery.
Vulnologia
La Vulnologia si occupa della cura delle ulcere cutanee difficili, ovvero di quelle lesioni che non tendono a guarire spontaneamente come le ulcere ischemiche, le ulcere flebostatiche, le ulcere miste o quelle di origine neoplastica. Queste lesioni vengono trattate attraverso autotrapianti cutanei o con innesti omologhi (da donatore). Oggetto di cura della Vulnologia è anche il piede diabetico, una seria complicanza del diabete che può compromettere la struttura e la funzionalità del piede. Viene trattato attraverso interventi di debridement chirurgico delle lesioni ischemiche e necrotomie, sempre precedute dove possibile da interventi di rivascolarizzazione periferica. La Vulnologia dispone di un ambulatorio indipendente con personale dedicato.
Principali Patologie
Patologia aneurismatica dell’aorta toracica
cos’è?
È una dilatazione dell’aorta toracica, il vaso che porta il sangue arterioso all’aorta addominale e agli arti inferiori. È considerata patologica se presenta un diametro trasverso pari a oltre una volta e mezzo quello normale.
come si riconosce?
È una patologia prevalentemente asintomatica. In alcuni casi, possono essere presenti dolore toracico o retrosternale subcontinuo di entità variabile, difficoltà respiratorie, alterazioni della voce e difficoltà nella deglutizione. Nell’eventualità di una rottura, al dolore si associa uno stato di shock emorragico che può essere letale nel giro di pochi istanti.
Per individuare la malattia si effettuano:
• Rx del torace
• TC toracica con e senza mezzo di contrasto;
• risonanza magnetica dell’aorta;
chi si ammala?
I soggetti più a rischio sono persone che presentano già altre patologie quali l’aterosclerosi con i fattori di rischio a essa associati (fumo, diabete, dislipidemia, ipertensione arteriosa), traumi, malattie congenite, infezioni della parete aortica e dissezione aortica (rottura di una parte della parete del vaso). In genere sono più a rischio gli uomini rispetto alle donne e le persone con più di 50 anni.
come si cura?
Esistono tre tipologie di trattamento:
• trattamento chirurgico: si attua sostituendo il tratto di aorta aneurismatica con una protesi sintetica attraverso un’incisione nel torace a sinistra;
• trattamento endovascolare: effettuabile solo in casi selezionati, quando l’anatomia consente il posizionamento stabile e sicuro di una protesi all’interno dell’aorta toracica (endoprotesi), attraverso le arterie femorali, iliache o l’aorta addominale;
• trattamento ibrido: vengono associati trattamento chirurgico e trattamento endovascolare nei casi di malattia aortica più complessi.
Patologia aneurismatica dell’aorta addominale
cos’è?
È una dilatazione dell’aorta addominale che viene considerata patologica se si presenta un diametro trasverso pari a una volta e mezzo quello normale.
come si riconosce?
È una patologia prevalentemente asintomatica. In alcuni casi può essere presente dolore lombare o addominale e, in caso di rottura, al dolore si associa uno stato di shock, manifestazioni tromboemboliche, difficoltà digestive o stitichezza e massa pulsante addominale.
Per individuare la malattia si effettuano:
• ecografia o ecocolordoppler addominale e arti inferiori;
• TC e/o risonanza magnetica dell’aorta addominale con e senza mezzo di contrasto;
• raggi X dell’addome.
chi si ammala?
I soggetti più a rischio sono persone che presentano già altre patologie quali l’aterosclerosi con i fattori di rischio a essa associati (fumo, diabete, dislipidemia, ipertensione arteriosa), traumi, malattie congenite, infezioni della parete aortica, dissezione aortica (rottura di una parte della parete del vaso). In genere sono più a rischio gli uomini rispetto alle donne e le persone con più di 50 anni.
come si cura?
Esistono due tipologie di trattamento:
• trattamento chirurgico: si attua sostituendo il tratto di aorta aneurismatica con una protesi sintetica;
trattamento endovascolare: effettuabile solo in casi selezionati, si attua per via percutanea. L’accesso all’aneurisma avviene attraverso incisione inguinale per l’inserimento della protesi.
Patologia steno-ostruttiva aorto-iliaca
cos’è?
Consiste nella formazione di placche aterosclerotiche nel segmento aortoiliaco che causano un deficit di irrorazione sanguigna agli arti inferiori, agli organi sessuali e, in alcuni casi, ai reni. Costringe progressivamente a una marcia sempre più difficoltosa fino ad arrivare alla presenza di dolore a riposo, allo sviluppo di ulcere e necrosi a carico degli arti inferiori. Negli uomini può essere causa di impotenza sessuale.
come si riconosce?
Inizialmente è asintomatica, ma in seguito compare un dolore crampiforme a livello del polpaccio, della coscia e del gluteo. Tale dolore è tipicamente intermittente (claudicatio intermittens) in relazione alla marcia e allo sforzo compiuto e si può associare a parestesie (formicolii cutanei) e impotenza sessuale. Con il progredire della malattia il dolore può comparire a riposo e si possono avere quadri di grave ischemia degli arti inferiori e/o insufficienza renale.
Gli esami utili per la corretta diagnosi sono:
• ecocolordoppler dell’aorta addominale e degli arti inferiori;
• angio-RM (risonanza magnetica) dell’aorta addominale e degli arti inferiori;
• angio-TC (tomografia computerizzata) dell’aorta addominale e degli arti inferiori;
• arteriografia aortoiliaca.
chi si ammala?
I soggetti più a rischio sono persone che presentano già altre patologie aterosclerotiche (infarto miocardico, angina, ictus ecc.) e/o i seguenti fattori di rischio: fumo, diabete, ipertensione arteriosa, dislipidemia (ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia), iperomocisteinemia e alcune malattie congenite. In genere sono più a rischio gli uomini rispetto alle donne e le persone con più di 50 anni.
come si cura?
Vi sono diverse tipologie di trattamento:
• Trattamento medico: terapia con antiaggreganti piastrinici che impediscono alle piastrine di legarsi alle placche aterosclerotiche aggravando la malattia, farmaci emoreologici che rendono il sangue più fluido e in grado di scorrere più agevolmente all’interno dei vasi malati, farmaci vasodilatatori che incrementano la vascolarizzazione periferica. È fondamentale la correzione dei fattori di rischio dei singoli pazienti, l’astensione dal fumo e una corretta attività fisica. I risultati possono essere buoni nelle fasi iniziali della malattia.
• Trattamento chirurgico: si attua sostituendo (bypass) il tratto di arteria occlusa con una protesi sintetica (Dacron, PTFE) o ripulendo l’arteria attraverso la rimozione dall’interno delle placche aterosclerotiche (endoarterectomia).
• Trattamento endovascolare: attuabile nei casi di stenosi segmentarie per via percutanea (senza incisioni). Si effettua un’arteriografia e si dilatano le arterie nei punti in cui sono stenotiche (ristrette), eventualmente impiantando uno o più stent (tubicini di maglia metallica).
Patologia steno-ostruttiva carotidea
cos’è?
È una patologia che interessa i vasi sanguigni che portano il sangue al cervello. La formazione di placche ateromasiche a livello dell’arteria carotide interna determina restringimenti che impediscono al sangue di scorrere liberamente e di irrorare in quantità adeguata il cervello. Da tali placche possono, inoltre, distaccarsi piccoli frammenti che embolizzano nei vasi arteriosi cerebrali. Entrambi questi meccanismi sono in grado di dar luogo a ictus ischemici cerebrali.
come si riconosce?
In molti casi, tale patologia decorre senza sintomi fino all’evento ischemico cerebrale. È, quindi, di fondamentale importanza inserire nei programmi di screening cardiovascolare lo studio delle carotidi, specie in soggetti con uno o più fattori di rischio. In altri casi, le persone affette da questa patologia possono presentare:
• disturbi di sensibilità e della motilità degli arti;
• disturbi temporanei della vista;
• disturbi della parola;
• disturbi della stabilità;
• attacchi ischemici transitori o TIA (sofferenza temporanea delle cellule cerebrali per mancanza di ossigeno);
• ictus o infarto cerebrale (morte delle cellule cerebrali per mancanza di ossigeno).
Ci sono esami che permettono di individuare la malattia:
• ecocolordoppler TSA (tronchi sovraortici);
• angio-risonanza magnetica dei TSA;
• angio-TC TSA;
• angiografia (in casi selezionati);
• TC encefalo per la ricerca di eventuali segni di sofferenza cerebrale.
chi si ammala?
I soggetti più a rischio sono persone che presentano già altre malattie cardiovascolari con i fattori di rischio associati (ipertensione arteriosa, fumo, diabete, dislipidemia) o soggetti con familiarità positiva per patologia aterosclerotica o ictus cerebrale. Anche l’età rappresenta un fattore di rischio: i pazienti di età superiore ai 50 anni hanno più probabilità di manifestare la malattia.
come si cura?
Vi sono diverse tipologie di trattamento:
• terapia medica: si attua per prevenire la progressione e i sintomi di stenosi carotidee non gravi (antiaggreganti piastrinici);
• trattamento chirurgico: attuato e comprovato da anni di esperienza, consiste nell’asportazione della placca ateromasica direttamente attraverso un’incisone della carotide, in anestesia locoregionale;
• trattamento endovascolare: effettuato solo in casi selezionati, rappresenta infatti il trattamento di scelta solo nei pazienti che, per motivi tecnici o legati alle condizioni generali, non possono essere sottoposti al trattamenti chirurgico.
Patologia steno-ostruttiva degli arti inferiori-
cos’è?
Consiste nella formazione di placche aterosclerotiche nel segmento femoro-popliteo che causano un deficit di irrorazione sanguigna agli arti inferiori, soprattutto sotto sforzo.
Costringe progressivamente a una marcia sempre più difficoltosa sino a lamentare dolore a riposo, anche notturno, e a sviluppare ulcere e necrosi a carico degli arti inferiori.
come si riconosce?
Inizialmente è asintomatica, ma in seguito compare un dolore crampiforme a livello dle polpaccio a volte associato a dolore a livello della coscia e del gluteo. Tale dolore è tipicamente intermittente (claudicatio intermittens) in relazione alla marcia e allo sforzo compiuto e si può associare a parestesie (formicolii cutanei). Con il progredire della malattia il dolore si presenta anche a riposo, può impedire il riposo notturno, può verificarsi ipotermia e cianosi degli arti (dita fredde e blu) fino alla comparsa di ulcere periferiche e gangrena distale.
Gli esami utili per la corretta diagnosi sono:
• ecocolordoppler arterioso degli arti inferiori;
• angio-risonanza magnetica;
• angio-TC (tomografia computerizzata);
• arteriografia degli arti inferiori.
chi si ammala?
I soggetti più a rischio sono persone che presentano già altre patologie aterosclerotiche (infarto miocardico, angina, ictus ecc.) e/o i seguenti fattori di rischio: fumo, diabete, dislipidemia (ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia), iperomocisteinemia e alcune malattie congenite. In genere sono più a rischio gli uomini rispetto alle donne e le persone con più di 50 anni.
come si cura?
Vi sono diverse tipologie di trattamento:
• Trattamento medico: terapia con antiaggreganti piastrinici che impediscono alle piastrine di legarsi alle placche aterosclerotiche aggravando la malattia; farmaci emoreologici che rendono il sangue più fluido e in grado di scorrere più agevolmente all’interno dei vasi malati; farmaci vasodilatatori che incrementano la vascolarizzazione periferica. È fondamentale la correzione dei fattori di rischio dei singoli pazienti, l’astensione dal fumo e una corretta attività fisica. I risultati possono essere buoni nelle fasi iniziali della malattia.
• Trattamento chirurgico: si attua sostituendo (bypass) il tratto di arteria occlusa con una protesi sintetica o biologica (vena safena). In alcuni casi è possibile la sola pulizia delle arterie (endoarterectomia), rimuovendo dall’interno le placche aterosclerotiche.
Trattamento endovascolare: attuabile solo nei casi di stenosi segmentarie e non di occlusione. Per via percutanea (senza incisioni) si effettua un’arteriografia e si dilatando le arterie nei punti in cui sono stenotiche (ristrette), eventualmente impiantando uno o più stent (tubicini di maglia metallica).
I nostri punti di forza
Con l’equipe di Chirurgia Vascolare collabora il dott. Lorenzo Ganassin, già primario della Chirurgia Vascolare dell’ULSS 9 di Treviso e già Capo Dipartimento dello stesso. Chirurgo di grandissima esperienza e autore di numerosi lavori scientifici, importante è la sua attività di ricerca sulle fistole, in particolare attraverso la tecnica Pantaloon Vein Graft (FAV – fistola artero-venosa – nel salvataggio d’arto).
La Casa di Cura Giovanni XXIII è l’unica clinica privata del triveneto che si occupa della chirurgia arteriosa dell’aorta addominale e delle arterie iliache, bypass periferici (anche FAV) e chirurgia della carotide.
L’Unità di Chirurgia Vascolare si avvale di uno tra i più moderni apparecchi angiografici attualmente in commercio che permette la realizzazione di interventi di chirurgia endovascolare pluridistrettuale anche in associazione alla chirurgia tradizionale. Tutto questo al fine di scegliere il trattamento più idoneo perfettamente ritagliato sulle caratteristiche di ogni singolo paziente.
Domande frequenti
Cosa s’intende per patologia venosa, insufficienza venosa?
- Per patologia venosa s’intende un’affezione delle vene superficiali degli arti inferiori (vena grande o piccola safena e/o loro collaterali).
Quali sono le cause per la comparsa delle varici?
- La patologia varicosa può essere primitiva (la più frequente) o secondaria (da ipertensione venosa profonda).
- I fattori predisponenti più importanti sono: familiarità, gravidanza, l’uso di contraccettivi orali, prolungata stazione eretta.
Le varici devono sempre essere operate?
- Non sempre. Le varici devono essere trattate chirurgicamente o con metodica endovascolare.
- Il loro trattamento ha in particolare la funzione di impedire che si complichino, o qualora fossero già presenti, limitare l’estensione delle stesse, oltre a ridurre la sintomatologia.
- È chiaro che il loro trattamento diventa la strategia più efficace quando la terapia farmacologia e fisica (elastocompressione in particolare) non sono più in grado di prevenire o limitare l’evoluzione della malattia e le eventuali complicanze.
Il trattamento delle varici è solo chirurgico?
- Ci sono molti modi per trattare le varici: secondo il loro tipo, dell’età del paziente, del suo stato clinico generale.
- Le tecniche principali sono:
- Varicectomie isolate;
- Safenectomia (grande o piccola safena) di norma associata a varicectomia;
- Chiva: metodo emodinamico conservativo;
- Obliterazione endovenosa con radiofrequenza;
- Obliterazione endovenosa con metodica laser.
Non deve esistere un intervento standard, ma la scelta va fatta “su misura” considerando ogni singolo paziente.
Se l’ulcera viene chiusa, può la stessa comparire da un’ altra parte ?
- Può succedere ma non a causa della guarigione dell’ulcera precedente bensì per il persistere della malattia di base che l’ha determinata.
È possibile che le ulcere ritornino dopo la chiusura ?
- È possibile se non viene curata la malattia che è alla base della loro comparsa.
Quanto tempo ci vuole perchè l’ulcera guarisca ?
- In genere impiegano molto tempo perché sono causate in prevalenza da problemi circolatori venosi o arteriosi che sono spesso difficilmente trattabili e non risolvibili completamente e definitivamente.
Le ulcere sono sempre dovute a problemi della circolazione ?
- Prevalentemente sì, soprattutto a malattie delle vene, ma talora hanno altre cause (ulcere neurotrofiche diabetiche della pianta del piede, ulcere da malattie autoimmuni come l’artrite reumatoide, ulcere neoplastiche).
Staff
Dott. Giancarlo Bisetto – Responsabile Area Chirurgica
Dott. Carlo Bonvicini – Responsabile Area Medica
Equipe
Dott. Lorenzo Ganassin – Consulente Area Chirurgica
Dott. Giancarlo Bisetto
Dott. Carlo Bonvicini
Dott. Mario D’Iseppi
Dott. Antonio Raucci
Dott. Francesco Setacci
Dott. Gianni Trevisin – Responsabile servizio vulnologico e piede diabetico
A.F.D. Alda Dall’Osso – Caposala Chirurgia Vascolare
Dott.ssa Tiola Zerbini – Caposala Day Surgery
Orari e recapiti
Day Surgery 0422 896515
Caposala Day Surgery 0422 896758
Chirurgia Vascolare 0422 896722
Caposala Chirurgia Vascolare 0422 896448
Ambulatorio vulnologia 0422 896784
Area diagnostica 0422 896773