In Italia le fratture sono la causa primaria di disabilità, senza contare gli elevati costi per il Sistema Sanitario Nazionale che superano il miliardo di euro all’anno.
Le fratture dell’anca sono, tra tutte, le più problematiche: il 5% delle persone con una frattura del femore muore in fase acuta, il 15-25% dopo un anno dall’evento. Meno della metà dei pazienti torna, dopo un anno, a camminare autonomamente. Solo 30-40 pazienti su 100 riacquistano un’autonomia e una vita normali.
Nel 2005 in Italia si sono verificati più di 90.000 ricoveri per fratture femorali.
Tale numero è destinato ad aumentare, in particolare si stima che nei prossimi 40 anni, per effetto dell’invecchiamento, raddoppieranno le fratture da fragilità ossea.
Le fratture da fragilità sono fratture che avvengono per traumi “non efficaci”, che non danneggerebbero cioè un osso normale. Sono dovute ad una diminuita resistenza ossea, la cui causa più frequente è l’osteoporosi.
Circa il 30% delle donne in postmenopausa sono affette da osteoporosi e si stima che, tra queste, più del 40% avranno una frattura durante il resto della loro vita.
Osteoporosi
Dopo una certa età, una lenta perdita di minerali dall’osso è normale, o meglio fa parte delle numerose modificazioni che il nostro organismo subisce con l’invecchiamento. Se questa perdita è eccessiva e la massa ossea (densità dell’osso) scende al disotto di determinati livelli, allora si può arrivare all’osteoporosi.
L’osteoporosi è un disordine dell’osso, caratterizzato da una riduzione della sua resistenza che predispone ad un aumento del rischio di frattura. La resistenza ossea riflette principalmente l’integrazione di densità e qualità dell’osso.
L’osteoporosi può essere diagnosticata e trattata.
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